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ASA 1000 GT, la nipotina delle Ferrari 250

Nel 1960 alla Ferrari avevano fra le mani un progetto piccolo ma ambizioso, troppo prezioso per essere lasciato nel dimenticatoio

Maggio 2016

Fallita l’intrigante ipotesi di commercializzare in partnership con Beretta una piccola tutto pepe di derivazione Fiat, Enzo Ferrari ed i suoi tecnici decisero di sviluppare ulteriormente quel progetto partito dalla Fiat 1100 Pininfarina. Così il motore torinese a 4 cilindri ricevette dai tecnici Ferrari capitanati dall’ing. Carlo Chiti una testa quadra in lega leggera completamente nuova che abbassava la cubatura a 1031,5 cmᶾ. Con questa configurazione si ottennero di 91 cv a 6800 giri gestiti da un cambio a 4 marce dotato di overdrive sul 3° ed il 4° rapporto. Per quanto riguarda la telaistica si decise di realizzarne una ad hoc. Giotto Bizzarrini, che stava trascorrendo gli ultimi mesi in forza alla Ferrari, costruì un telaio molto raffinato con la medesima tecnica ellittica tubolare utilizzata sulle Ferrari 250 dell’epoca. Si decise inoltre di dotare la vettura di quattro freni a disco. Per quanto riguarda il design fu chiesta la collaborazione esterna della Carrozzeria Bertone la quale affidò l’incarico ad un loro dipendente, il giovane Giorgetto Giugiaro che si fece notare per la sua “raffinata matita” disegnando una linea semplice, sportiva e filante che calzava a meraviglia sul nuovo telaio. Per gli interni si attinse dai fornitori del momento e dal reparto pellami Ferrari.

Con questi requisiti, come era ovvio attendersi, nacque un vero e proprio gioiellino, una sorta di Ferrari in miniatura lunga 3 metri e 88 che pesava solamente 780 kg e raggiungeva i 185 km/h. Il risultato era dunque di altissimo livello tanto che Enzo Ferrari ne fu particolarmente entusiasta. Lo stesso però era assalito da diversi dubbi in quanto per ragioni d’immagine, sebbene la vettura fosse tecnicamente molto raffinata, non apparteneva al rango delle prestigiose V12 di Maranello e per ragioni d’immagine non poteva commercializzarla a proprio nome. Nacque così il bisogno di trovare un partner commerciale che permettesse anche di attutire gli elevati costi di sviluppo. Così al Salone di Torino del 1961 Bertone espose nel proprio stand questa vettura che per l’occasione fu dotata di un logo che riproduceva la bandiera italiana nel quale, con i medesimi caratteri Ferrari, era inglobata la dicitura “Mille”. Gli addetti ai lavori, ancor prima della rassegna stampa, non faticarono a capire che Ferrari aveva un legame diretto con quest’auto. Era nata la vettura che gli appassionati chiamano tutt’ora “La Ferrarina”. Dopo svariate trattative e alcune smentite nel 1962 l’imprenditore del settore elettrochimico Oronzio De Nora decise di ampliare il proprio polo industriale entrando nel settore automobilistico e seguendo la passione del figliò Niccolò acquistò l’intero progetto della Ferrarina. Nacque così la Autocostruzioni Società per Azioni con sede a Lambrate (MI). Durante il Salone di Torino del 1962 fu dunque presentata la ASA 1000 GT e nel 1963 presso gli stabilimenti Bertone, che realizzava la carrozzeria, iniziò la produzione della vettura dove i telai ed i motori venivano forniti direttamente da Maranello. Solamente 10 vetture però uscirono da questo stabilimento, le successive furono assemblate sempre a Torino ma dalla Carrozzeria Ellena con i medesimi criteri. Nel 63 venne anche presentato il prototipo della versione spider, commercializzato un anno più tardi con carrozzeria in vetroresina.

La ASA 1000 GT catturò anche l’attenzione dell’importatore americano dell’epoca Luigi Chinetti il quale la presentò oltre oceano pubblicizzandone palesemente l’origine Ferrari. La ASA ebbe anche una fugace carriera sportiva con le versioni 1000 GT Competizione e 411 che parteciparono al Mondiale Marche ed alla Targa Florio. La sigla del modello 411 indicava che il motore originale a 4 cilindri era stato portato a 1100cc ed alcuni di questi propulsori trovarono posto anche su alcune ASA di serie che assunsero il nome di ASA 1100 GT. Degno di nota il modello 613 Roll Bar presentato al Salone di Ginevra del 1966, prodotto in soli 4 esemplari aveva un corpo vettura in fibra di vetro con tetto asportabile. L’aspetto era totalmente differente rispetto alle altre ASA ed era caratterizzato un frontale che seguiva gli stilemi in voga negli USA. Non a caso Luigi Chinetti si fece allestire un esemplare che gareggiò nel 1967 a Sebring e a Daytona con i colori della Scuderia Nart. Il motore che equipaggiava questa variante era un 6 cilindri in linea di 1300 cc (da qui la sigla 613) realizzato da Ferrari che sviluppava la potenza di 124 cv. Sempre nel 1967 la breve storia della ASA finì quando a fronte di un centinaio di vetture vendute con carrozzeria coupé ed una ventina con carrozzeria spider si decise di chiudere i battenti. Probabilmente il prezzo elevato, sebbene ampiamente giustificato dalla raffinatissima meccanica, ed il Marchio molto giovane furono un deterrente per il mercato. Ovviamente oggi queste vetture sono ambitissime in ambito collezionistico, dove le versioni da gara hanno raggiunto quotazioni da capogiro.

 

Flavio Paina