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Ferrari Dino 206 GT: il Cavallino cede il posto all'affetto

La storia della Dino 206 GT è piuttosto complessa in quanto vede mescolarsi tra loro competizioni, soluzioni tecniche, scelte di mercato ed affetti familiari, tanto da poterci montare una sceneggiatura. Ma andiamo con ordine. Il primogenito di Enzo Ferrari, Alfredino era un giovane con uno spiccato talento per l’ingegneria meccanica. Dopo la laurea si dedicò alla progettazione di un rivoluzionario motore di piccola cubatura 2 litri di cilindrata con 6 cilindri a V di 65°destinato ad equipaggiare le vetture da competizione. Purtroppo però nel 1956 a soli 24 anni la distrofia muscolare non lasciò scampo ad Alfredino il quale non poté vedere terminare lo sviluppo del suo propulsore. Questo avvenimento lasciò un segno profondo nel cuore di Enzo sia nel piano personale sia in quello professionale. Molti anni più tardi, nel 1967 esordì in Formula 2 la 166 F2 equipaggiata con il motore ideato da Alfredino. Per rendere possibile l’iscrizione della vettura in Formula 2 i regolamenti dell’epoca imponevano che almeno 500 esemplari del propulsore impiegato nelle corse fosse ospitato sotto altrettanti cofani di vetture stradali. Il poliedrico Enzo aggirò la questione prestando il motore a Fiat la quale lo impiegò su delle auto sportive in versione coupe e spider. Sempre Enzo Ferrari volle che queste sportive fossero denominate Dino, proprio come veniva chiamato familiarmente Alfredino. Nacque così un nuovo marchio che riportava la firma “Dino” su sfondo rettangolare giallo Modena ed Enzo impose assolutamente di applicarlo al frontale della nuova Piccola Rossa, che da li a poco sarebbe entrata in listino, eliminando lo storico Cavallino Rampante ed andando fortemente contro le politiche aziendali. Nel 1967 arrivo così sul mercato la rivoluzionaria vettura che vedete in queste immagini…senza il Cavallino! Essendo una sorta di marchio a sé, nella brochure Ferrari poche righe recitavano così: ”Minuscola, scattante, sicura…quasi una Ferrari”. Questo slogan non propriamente felice inaugurava una linea relativamente economica ed innovativa parallela alla gamma Ferrari. La Dino 206 aveva uno stile rivoluzionario per la Casa che fu consolidato dopo 6 prototipi esposti al pubblico. Fu una scelta difficile in quanto fu la prima Ferrari stradale con motore centrale, quindi nuovi equilibri stilistici riportando però impressi gli stilemi tipici di Maranello in una carrozzeria realizzata interamente in allumino. Prima volta anche per il motore V6 2.0 litri ideato da Alfredino ed accreditato di 180 cv che permettevano alla leggera vetturetta di correre fino a 230 km/h. Esordio anche per l’avviamento elettronico e per nuovi e stravaganti colori molti dei quali inseriti all’interno di una gamma di tinte denominate anch’esse Dino e che inevitabilmente strizzavano l’occhio ad un pubblico giovanile. In un settore finora inesplorato questa vettura, complice la linea seducente e le prestazioni superiori rispetto ad altre vetture con motori maggiormente frazionati, riscosse un successo trionfale che portò alla realizzazione addirittura di 3500 esemplari. Il marchio Dino ebbe poi un seguito commerciale non indifferente sia con l’evoluzione del V6 portato a 2.4 litri e montato sempre su questa vettura che venne denominata Dino 246 gt sia con altre autovetture commercializzate con il marchio Fiat e Ferrari. Ma questa, è un’altra storia.

Flavio Paina